Ogni mese, un discepolo era solito scrivere al Maestro un breve resoconto del suo progresso.

 

Il primo mese, gli scrisse: “Provo un’espansione di coscienza e sperimento la mia unità con l’universo”.

Il Maestro sorrise e gettò la lettera nel cestino.

 

Il mese seguente, il discepolo gli scrisse: “Ho finalmente scoperto che il Divino è presente in tutte le cose”.

Il Maestro rimase impassibile.

 

Al terzo mese, le parole del discepolo esprimevano con entusiasmo: “Il mistero dell’Uno e dei molti mi è stato rivelato e sono in uno stato di totale meraviglia”.

Il Maestro scosse la testa e ancora una volta gettò via la lettera.

 

Nella lettera seguente il discepolo asseriva: “Nessuno è mai nato, nessuno vive, nessuno muore, perché l’ego non esiste”.

Il Maestro alzò le braccia al cielo in un gesto di disperazione.

 

Passò un mese, poi due, poi cinque e infine, dopo un anno di silenzio, il Maestro ritenne fosse giunto il momento di ricordare al discepolo che era suo dovere tenerlo informato sul suo progresso spirituale.

Il discepolo scrisse: “A chi importa?”

 

Quando il Maestro lesse questa frase, il suo volto s’illuminò di profonda soddisfazione.

 

Francesco Giacovazzo

Dopo un lunghissimo viaggio di quasi un anno, un professore di nome Maulingaputta giunse al cospetto di Buddha. Maulingaputta era un uomo colto che aveva scritto numerosi libri ed era conosciuto in tutto il suo paese; la sua continua ricerca e la sua sete di sapere l’avevano condotto fino al più grande dei maestri.

“Ho una dozzina di domande da farti” annunciò al Buddha dopo essersi presentato.