Immortalità ed eternità

  • da Francesco Giacovazzo
  • Rivelazioni

Il  sole faticava a passare attraverso lo spesso strato di nubi. Il vento accelerava il suo battito ma nessuno sembrava farci caso. Raffaele giocherellava con il cucchiaino nella tazzina vuota di caffè e mi fissava.

“Molti confondono l’immortalità con l’eternità; pensano siano la stessa cosa.”

Stavamo parlando degli antichi alchimisti e della loro infaticabile ricerca della pietra filosofale, dell’elisir di lunga vita. Mi disse che chi intraprendeva il percorso alchemico lo faceva soprattutto e innanzitutto per quello: voler sopravvivere alla morte.

“L’immortalità è una cosa da poco che, attraverso  un seria disciplina e indomabile volontà, tutti possiamo raggiungere. Ma è niente in confronto all’eternità.”  Mi guardò con quello tipico sguardo da imbonitore che non faceva altro che mettermi sugli attenti e al contempo farmi salire l’ansia.

“Che differenza c’è tra le due?” Domandai ormai catturato nella sua rete.

“L’immortalità è la sopravvivenza del tuo io alla morte del corpo fisico. Se durante la tua vita terrena sei riuscito a cristallizzare attraverso un serio lavoro su di te un’ io stabile e resistente (il corpo di gloria), attraverso di esso la tua consapevolezza sarebbe in grado di attraversare il cancello dello spavento supremo e dare una sbirciata all’ignoto.”

“E ti sembra una cosa da poco conto?”  Replicai

“Si, rispetto alla possibilità di espanderti nell’Infinito.”

Le nuvole aprirono uno squarcio nel cielo e un fascio di sole illuminò la piazza e il tavolino dove sedevamo. Raffaele rise come se tutto questo fosse un presagio alle sue parole. Io mi mordevo le labbra nervosamente perché non riuscivo a capire  come al solito che cacchio mi volesse dire,  se mi voleva soltanto confondere o spaventare o  peggio mi stesse rivelando qualcosa di stupefacente, come compresi molti anni dopo.

“L’ immortalità è la sopravvivenza nel tempo, l’eternità è la sopravvivenza dal tempo. L’immortalità è un anelito di paura, l’eternità è un atto di amore. L’immortalità è alla fine del viaggio su questa terra, l’eternità è ora, qui seduto davanti a questo tavolino. Potresti raggiungere l’eternità adesso se solo lo volessi.”

Mi vennero le vertigini e mi sentii mancare.

“Sei pronto a morire a te stesso qui ed ora?” Mi disse puntandomi i suoi due occhi come due fucili pronti a cancellarmi.

“Se riuscissi a raggiungere l’eternità non ti interesserebbe per niente l’immortalità e questo è la più bella presa in giro dell’esistenza. Molti come te iniziano questo percorso perché fondamentalmente hanno una fottuta paura di scomparire, di annientarsi in un’ immensità senza fondo. Molti riescono a scavalcare la fessura tra i due modi in piena consapevolezza e possono dimorare in un sogno paradisiaco fino alla noia. Ma sai c’è qualcosa oltre il Paradiso. C’è un oceano di luce sfavillante, ci sei Tu  prima di nascere.”

Strinsi i braccioli della sedia per paura si scomparire nelle sue parole.

“Non ti capisco Raffaele”

Sospirò  affranto. “Tu non capisci mai un cazzo ma questo non è importante. Quello di cui ti sto parlando non si deve capire.” Guardò la luce del sole allargarsi nella piazza.

“Io ero come te. Volevo diventare immortale, vincere la morte. Ora invece mi sono arreso alla vita e invece di diventare qualcuno sono ritornato nessuno. Mi sono abbandonato alla forza che sostiene questo universo e che mi muove. Dietro questi occhi non c’è più nessuno, l’abisso attraverso di me ti sta scrutando in questo momento. Non aver paura.”

Saltai dalla sedia come se fosse improvvisamente diventata bollente. Raffaele rise di quella risata che riecheggia  di spazio  infinito.

“Siediti cazzone. Siediti.”

Obbedii.

“Un giorno capirai che bastava un altro passo  e saresti precipitato attraverso l’abisso dei miei occhi nell’infinito che ci circonda. Non ci vuole coraggio, sappilo, solo un pizzico d’amore.”

Mi sorrise mentre  una lacrima gli scivolava sulla guancia.  Credetti di  poter annegare in quella lacrima e abbassai gli occhi.

Raffaele si alzò e se ne andò lasciandomi fino ad oggi sull’orlo di un abisso.

Un altro passo, non ci vuole coraggio, solo un pizzico d’amore… continuo a ripetermelo tutti i giorni ormai, solo un pizzico d’amore…

Mi manca da morire.

 

Francesco Giacovazzo

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